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Caro ministro, c’è da rimboccarsi le maniche
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Caro Centinaio, benvenuto: l’agricoltura attendeva con ansia la nomina di un ministro, visti gli importanti appuntamenti per la vita delle imprese dei prossimi mesi. Primo fra tutti la necessità di difendere il budget agricolo del bilancio europeo, messo a rischio dalle altre politiche e dalla Brexit. Non dimentichiamo, ovviamente, la Pac post 2020, cruciale per far valere gli interessi nazionali.
Gli agricoltori si aspettano al riguardo una decisa semplificazione delle regole che li liberi dalle scartoffie e alla burocrazia. Ma la semplificazione delle regole sarebbe inutile se non venisse accompagnata a livello nazionale dalla riorganizzazione e dall’efficientamento del Ministero e di Agea. Qualcosa in Agea non funziona e non si tratta di dettagli: la riforma dell’ente, approvata a pochi giorni dalla definitiva sostituzione dell’Esecutivo Gentiloni, non è sufficiente.
Ora tocca a lei. Serve il coraggio di rompere legami di interesse, di innovare, di stabilire un rapporto più diretto con gli agricoltori, di creare una piattaforma informatica che assicuri tempi rapidi e certi per i pagamenti e permetta di alleggerire il carico burocratico, rendendo le banche dati «agricole» compatibili con quelle delle altre Amministrazioni.
Anche questo, caro ministro, è utile a «difendere la sovranità alimentare dell’Italia e tutelare le eccellenze del made in Italy», come prevede il contratto di Governo.
Anche se meno spendibili dal punto di vista mediatico, vi sono poi provvedimenti senza i quali la nostra agricoltura non può tenere il passo con quella dei principali concorrenti, dal Piano olivicolo, all’organizzazione delle filiere. Sono tante le emergenze che nessuno finora ha saputo affrontare con successo.
Buon lavoro signor ministro.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 22/2018 a pag. 7
Tante aspettative e molto lavoro da fare, auguri signor ministro
di A. Boschetti
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