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Bruxelles: filo diretto
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Marco Schluter, la riforma del biologico dal punto di vista dell'IFOAM

Marco Schluter, direttore dell'Ufficio di Bruxelles di IFOAM (International Federation of Organic Agriculture Movements) racconta le perplessità sulla proposta di riforma delle regole per il settore in discussione a Bruxelles. L'intervista è stata realizzata a poche settimane dalla presentazione della bozza di riforma da parte della Commissione, nell'aprile 2014.


- Dal punto di vista di IFOAM, quali sono gli elementi positivi e quali quelli da migliorare nella proposta di regolamento europeo per il settore biologico?

 
- I regolamenti in vigore sono piuttosto recenti e i consumatori si fidano dei produttori bio, come mostra un mercato in forte crescita nonostante la crisi. Stiamo discutendo di migliorare ancora e questo è nella tradizione dell'agricoltura biologica. Voglio dire che dal primo regolamento europeo del 1991 abbiamo sempre migliorato il quadro legislativo passo per passo. La commissione UE ha deciso di presentare una bozza di nuovo regolamento, ma noi avremmo preferito agire dentro l'attuale quadro legislativo che è nuovo ed entrato pienamente in vigore nel 2009-2010. Insomma, nessuno nel settore capisce perché ci fosse bisogno di un regolamento ex-novo, che significa nuovi documenti, oneri e interpretazioni giuridiche. Il risultato è che l'agricoltore non sa cosa succederà da qui al 2017.

Nonostante questo, siamo d'accordo sugli obiettivi generali della nuova proposta. Il problema è nella velocità di adattamento richiesta. Faccio l'esempio del mangime per i ruminanti, che oggi al 60% deve venire dall'azienda. La commissione chiede di aumentare al 90%. Lo stesso per i non ruminanti, dal 20 al 60%. La direzione è giusta, abbiamo imparato da diversi scandali che dobbiamo chiudere di più i cicli aziendali. Il problema è il ritmo di adattamento richiesto all'agricoltore, che è troppo veloce. Interessante per l'Italia è la norma che vieta le aziende miste, bio e convenzionali, situazione che interessa la rilevante quota del 30% dei produttori. Siamo d'accordo sull'obiettivo, cioè avere aziende 100% biologico, ma la produzione mista sarebbe permessa solo nel periodo di conversione, che è troppo breve.

Un altro grande problema è che se si vuole essere così ambiziosi come lo è la proposta della Commissione, bisogna avere i mezzi. Il piano di azione che accompagna la proposta di regolamento è pieno di belle cose, ma non si indicano i mezzi e i fondi con cui realizzarle. Dal nostro punto di vista, chiedere molto senza impegnare nuove risorse è incoerente. Ci rammarichiamo che il piano d'azione non si dimostri all'altezza, quanto a impegni concreti, della proposta legislativa.

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